Tutti contenti Alberto Toso Fei blog

Tutti contenti

A pochi giorni dall’incidente alla MSC Opera, al di fuori dell’ovvio clamore suscitato ma ancora sufficientemente vicino per stare su un tema “caldo”, volevo mettere sul piatto anche i miei 50 centesimi di opinione non richiesta, sulla quale potete godere della più ampia libertà di non lettura. Qualora invece decideste di proseguire, vi avviso che ogni commento è il benvenuto, ma anche che sulla mia bacheca si confrontano le opinioni e si discute, ma non ci si offende.

Premetto che sono da sempre contrario al passaggio delle Grandi Navi in bacino di San Marco; sono co-fondatore della pagina facebook che porta questo nome, e anzi ho maturato, nel prosieguo di questi anni, ben prima che si verificasse l’incidente nel canale della Giudecca, l’idea che questo tipo di imbarcazione debba stare fuori dalla laguna. Se siete a favore delle Grandi Navi non scaldatevi subito, aspettate di arrivare alla fine, perché vi sono parecchie cose da dire. Alcune delle possibilità che scriverò sono già state espresse, negli anni, da me e da altri; altre sono suggestioni di questi giorni, dopo aver letto diverse decine di commenti, studi, proposte di fattibilità.

L’idea del porto litoraneo a Chioggia non è così balzana. Vediamo di analizzarla con calma: va identificata un’area adeguata, ovviamente. Vanno effettuati quei controlli sulle emissioni che a Venezia non si fanno o si fanno male. Non si capisce perché i chioggiotti debbano respirarsi la stessa merda che respirano i Veneziani a San Basilio. Comunque non sarebbe certo così a ridosso delle abitazioni. Le navi arrivano a Chioggia; metà dei croceristi trova una bellissima Venezia in miniatura piena di scorci da fotografare e dove si mangia molto bene. Si ferma lì. L’economia del turismo a Chioggia ne beneficia (senza collassare come quella veneziana: peraltro il fatto che la gente dorma in nave limiterebbe il proliferare selvaggio di ricettività alberghiera ed extra alberghiera).

L’altra metà decide di raggiungere Venezia. In battello? no. In pullman? Dio ce ne scampi. Su ROTAIA. Ma non pensate a un treno classico. Parlo di treni monorotaia sopraelevati, su banda magnetica. Li ha il resto del mondo da trent’anni, non si capisce perché non possiamo dotarcene noi. Silenziosi, capienti, non inquinanti. Corrono lungo la Romea, del cui raddoppio si parla da cinquant’anni. Si allarga la strada, ci si mettono di lato le rotaie sopraelevate, e si migliora il traffico e la sicurezza in un colpo solo, rendendolo più fluido e riducendolo. Agli amici ambientalisti dico che quell’area è già abbastanza compromessa, e che il do ut des è estremamente vantaggioso. Perché un treno che va a duecento all’ora senza inquinare non è solo più veloce: è una figata. Serve ai turisti, serve a chi si sposta per lavoro, inclusi i lavoratori portuali, che non possono certo porre come problema un loro eventuale spostamento con questo supporto. Il treno arriva in Scomenzera. Il People Mover acquista un significato.
Agli amici ambientalisti dico che la statale Ronea è già area compromessa e che nel do ut des il vantaggio è enorme: si salva LA LAGUNA. quella stessa laguna che fino a cinquant’anni fa aveva un’altezza media di 50 centimetri, e che oggi è di due metri, perché vi abbiamo fatto entrare il mare. Quella stessa laguna le cui specie endemiche sono oramai a ridosso della terraferma, coi granciporri che una volta si pescavano ai Murazzi e che oggi sono praticamente a Fusina.
Questa è solo una parte del possibile progetto. Perché ATTENZIONE, mi rivolgo soprattutto a chi paventa la perdita di posti di lavoro: il porto non chiude. RADDOPPIA. Assieme al porto litoraneo, rimane comunque attivo quello in città. Chi ci arriva? Ci vengono gli YACHT, quelli che vediamo a Montecarlo durante il Gran Premio di Formula Uno che non si capisce perché non debbano stare anche a Venezia. Imbarcazioni di stazza ridotta, turismo qualificato, lavoro che probabilmente segna anche qualche punto percentuale in più.

La Scomenzera, nel suo lato più discosto, deve diventare un luogo di ritrovo serale e notturno. Lontano e lontanissimo dalle abitazioni, raggiungibile col treno anche da Mestre e Marghera, un “village” che renda piacevole lo stare in città anche a chi ama tirare tardi che sia addirittura insonorizzato, e affacciato sul lato di Marghera.
E poi, a metà strada, il treno su banda magnetica effettua una delle sue fermate di fronte all’ex area industriale di Marghera, dove il waterfront è verde e vi sono le piste ciclabili ma soprattutto dove viene eretto il famoso parco tematico a tema veneziano: una “VeniceLand” vera in cui chi non ha voglia di sbattersi a raggiungere quella di pietra può farsi comodamente il selfie dal Ponte di Rialto finto col vantaggio di avere giostre, negozi, attrazioni che Disneyland scansati proprio. Tra croceristi e pullman che si fermano lì si ingolfano ancora meno le calli e si moltiplica ulteriormente l’indotto, perché anche quelli sono posti di lavoro. Se la gente fa centinaia di chilometri per andare a Gardaland non si capisce perché non debba venire lì.

Ricapitolando: due porti e un parco tematico invece di un porto solo. Venezia meno ingolfata di giornalieri. Chioggia con più turismo dell’attuale, a livelli sostenibili. Più lavoro per tutti, portuali in primis (anche tutto il personale dei treni viene assunto ex novo, peraltro, oltre a quello del village alla Scomenzera: non sono in grado di fare una proiezione sensata, ma un medio economista non faticherebbe molto). Grandi Navi fuori dalla laguna. Area di Marghera riqualificata. Monumenti preservati da vibrazioni e dilavamento dei sedimenti, oltre che dal piombo delle emissioni. Turismo più qualificato a Venezia. Veneziani contenti, Chioggiotti contenti, turisti poco interessati contenti, turisti molto interessati contenti, giovani contenti, ambientalisti e conservatori del patrimonio artistico e culturale contenti. tutti contenti. Perché non si può fare?